Festival Internazionale

degli strumenti a pizzico “S. Palma”

2005 II Edizione

ISCHIA

                                                  

      E’ giunto alla II Edizione il Festival Internazionale degli Strumenti a Pizzico “Silvestro Palma” (7 – 17 luglio 2005): evento unico nel suo genere che ha permesso la creazione di un vero e proprio spazio destinato a questa classe di strumenti spesso tenuta poco in considerazione ed ingiustamente messa da parte.

      Allo stesso tempo l’iniziativa da omaggio ad un nostro autorevolissimo concittadino del passato, purtroppo dimenticato: Silvestro Palma (Barano d’Ischia, 1754 - Napoli, 1834), compositore allievo di Giovanni Paisiello ed autore di numerose opere buffe rappresentate a Napoli con grande successo durante i primi anni dell’ottocento. Quattro sono stati i concerti previsti per quest’edizione e di grande prestigio gli artisti ospitati in cartellone, quali l’Ensemble 900, i mandolinisti francesi Vincent Beer-Demander e Cécile Valette e l’importante compositore Dimitri Nicolau, nonché il Presidente della Federazione Mandolinistica Italiana Dott. Artemisio Gavioli ed il liutaio Prof. Raffaele Calace.


             I Concerti 

Durante il primo concerto è stata eseguita per la prima volta in versione integrale "Passatempi  Musicali”, suite per voce e strumenti del compositore napoletano Antonello Paliotti, scritta appositamente per l’ensemble. La composizione prende spunto dalla omonima nota raccolta di canzoni napoletane per canto e pianoforte, destinata all’intrattenimento salottiero, edita durante la prima metà dell’800 dal compositore ed editore francese Guillaume Louis Cottrau (1797-1847).

 

Il secondo concerto, dal titolo “Da Buenos Aires a Rio: musiche e ritmi dall’America Latina”, ha visto grande protagonista il mandolinista Vincent Beer-Demander, supportato da un ensemble d’eccezione formato da Angelo Ricci al flauto, Antonio Pilato alla chitarra e Stefano Zabatta al contrabbasso.

Momento di grande rilevanza artistica è stata l’esecuzione in prima assoluta di una composizione dello stesso Beer-Demander per Mandola sola, omaggio ad Astor Piazzola e dedicata al concertista di fama internazionale Florentino Calvo.

 

Il concerto del 16 luglio, interamente dedicato alle musiche di Dimitri Nicolau, ha avuto invece come protagonisti i solisti Antonio Pilato (il quale ha eseguito in “prima europea”  il Concerto op 40 per Chitarra e Quintetto d’Archi), Fabio Gallucci e Cécile Valette, (dedicatari del Concerto per 2 Mandolini ed Archi “E’ Ancor lunga la strada” op 261, eseguito in prima esecuzione assoluta), accompagnati dallo straordinario Quintetto d’archi romano Pessoa e sotto la direzione del M° Luca Iacono.

      

Durante l’ultimo concerto, intitolato “Tanghi e Zingarate”, abbiamo avuto modo di apprezzare il virtuosismo della violinista slovena Anja Bukocev, membro dell’Ensemble 900 insieme al chitarrista Massimo Scattolin ed al contrabbassista Stefano Mazzoleni.

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Alcune considerazioni…

In molti ci hanno chiesto per quale motivo abbiamo deciso di inserire altri strumenti, come gli archi ed il flauto, nel nostro Festival dedicato agli strumenti a pizzico. La risposta è ed è stata molto semplice: il mandolino, così come la chitarra, non è uno strumento “malato” o “infetto” da isolare in uno stato di “permanente quarantena”.

Nel corso degli anni sono stati organizzati “moto raduni” per soli mandolinisti ed incontri per soli mandolinisti (o chitarristi), ai quali hanno partecipato e parteciperanno solo i mandolinisti. Tutto ciò non fa altro che “auto-ghettizzare” questo strumento, trasformando i mandolinisti in “bizzarri animali” (magari dal dorso scannellato ed acuminato), il quale vive solo in piccole “tribù” dai confini ben delimitati ed il cui unico intento è quello di vivacchiare e di attaccare i membri delle altre tribù.

Ecco, se la musica fosse un film di Walt Disney tutto sarebbe al posto giusto e tutto funzionerebbe alla perfezione, ma trattandosi di una nobile arte qualcosa andrebbe forse rivisto. Uno strumento musicale è da considerarsi semplicemente come un “mezzo” d’espressione per raggiungere un unico e solo “fine”, LA MUSICA.

Il contatto con gli altri strumenti è inevitabile per la crescita del mandolino, crescita non solo tecnica e del repertorio, ma anche di carattere “sociale”.

 

Personalmente mi auguro che il mandolino riesca a liberarsi da questa diffusa mentalità provinciale, trovando la sua giusta collocazione nelle sale da concerto così come nei Conservatori di Musica. A tal proposito ricordo che il mandolino, a ben trent’anni dall’apertura della prima cattedra, è presente in soli 4 conservatori italiani e che inoltre non è per nulla presente nelle liste ministeriali degli strumenti insegnabili alle scuole medie.

 

Fabio Gallucci